Akihiro arrivò a scuola più tardi del solito, e questa volta era da solo. L’aria del mattino sembrava più fresca, come se qualcosa stesse per cambiare. Dopo aver varcato i cancelli, si diresse tranquillamente verso la sua classe e, una volta entrato, salutò con un cenno gli amici già seduti.
La lezione iniziò senza intoppi. I minuti scorrevano lenti, accompagnati dal rumore delle penne e dal vociare dell’insegnante. Ma fu durante il cambio d’ora che Akihiro notò qualcosa di strano.
Sul banco accanto al suo, i quaderni e i libri di Akari erano tutti ordinati, ma ciò che colpì Akihiro fu un dettaglio apparentemente insignificante: su ogni copertina, c’era scritto solo “Akari”. Nessun cognome. Nessuna iniziale. Solo il suo nome.
Una cosa che la maggior parte degli studenti faceva senza pensarci, Akari sembrava evitarla con cura.
Akihiro abbassò lo sguardo sul suo stesso quaderno, dove campeggiava ordinatamente “Nakahara Akihiro”. Si chiese perché Akari si comportasse così. Perché non voleva essere chiamata per cognome? Cosa si nascondeva dietro quel rifiuto?
Durante la pausa pranzo, decise che era giunto il momento di scoprirlo.
Mentre il gruppo si dirigeva verso la mensa, Akihiro rallentò il passo e si avvicinò ad Akari, che stava scegliendo una bottiglia di tè dal distributore.
-"Akari... puoi venire un attimo con me?”
Akari si voltò sorpresa, con un’espressione curiosa sul volto. -"Seguirti? Perché?”
-"Non preoccuparti, voglio solo chiederti una cosa.”
-"Va bene...”
I due si allontanarono leggermente dagli altri, trovando un angolo tranquillo vicino a una finestra semiaperta. La luce del sole filtrava morbida, proiettando riflessi dorati sui capelli di Akari.
-"Allora, cosa volevi dirmi, Nakahara-kun?”
La sua voce era la solita, leggera e piena di quella finta spensieratezza che usava come scudo.
Akihiro si sentiva teso. Il cuore batteva più forte del solito. Cercò le parole, ma la voce gli morì in gola. -"Ah, ecco... è solo che...”
-"Solo che...?”
Ma proprio in quel momento, una voce familiare li interruppe.
-"Ah, eccovi voi due!”
Ayumi apparve all’improvviso, con un vassoio in mano e un’espressione contrariata. -"Vi ho cercato in tutta la mensa! E invece vi trovo qui fuori... si può sapere perché?”
Akihiro si grattò la nuca, visibilmente in imbarazzo. -"Ah, ecco... dovevo chiedere una cosa ad Akari, ma ho già risolto, quindi tranquilla.”
Akari lo guardò di lato, un po’ confusa, ma non disse nulla. Aveva capito che Akihiro aveva evitato di parlare davanti ad Ayumi, e forse non voleva metterlo in difficoltà.
-"Ok... ma c’era bisogno di portarla qui fuori?”
-"A-ah... ecco... dentro c’era troppa gente, era troppo chiasso...”
Akari abbassò lo sguardo per un istante, poi tornò a sorridere, anche se in modo più spento.
-"Dai, torniamo dagli altri.” disse Ayumi, sospirando.
Akihiro e Akari annuirono, tornando verso gli amici. Ma dentro di lui, Akihiro sapeva che non poteva ignorare ancora a lungo quella domanda.
E Akari... anche lei, se lo aspettava.
Solo che non era ancora pronta a rispondere.
Riuniti tutti insieme, i ragazzi iniziarono a mangiare nella mensa scolastica. Il solito vociare di fondo si mescolava al rumore delle bacchette e al profumo di curry.
Ayumi, con un sorriso soddisfatto, disse: -"Anche oggi il cibo è più buono del solito, non trovate?”
Akari annuì con entusiasmo, portando una forchettata di riso alla bocca. -"Effettivamente è vero. Forse la cuoca è di buon umore oggi.”
Ma Akihiro rimaneva in silenzio. Aveva lo sguardo perso sul vassoio, senza toccare quasi nulla. Aoi, che lo osservava dal lato opposto del tavolo, se ne accorse subito.
Dopo il pranzo, mentre gli altri si avviarono verso la classe tra chiacchiere leggere, Aoi rallentò il passo per raggiungerlo. Camminò al suo fianco in silenzio per un momento, poi si avvicinò a lui quel tanto che bastava per farsi sentire.
-"Nakahara-kun... stai bene?”
Akihiro trasalì appena sentì la sua voce così vicina e si voltò di scatto. Per un attimo la guardò senza dire nulla, poi sorrise cercando di sembrare naturale. -"Eh? Sì, va tutto alla grande.”
Aoi si fermò e lo fissò per un istante con quel suo sguardo limpido e deciso. -"No, non penso, Nakahara-kun.”
Akihiro si girò verso di lei, colto alla sprovvista. -"Eh? Aoi, ma che dici?”
Lei non abbassò lo sguardo, anzi, lo affrontò direttamente. -"Ti vedo molto pensieroso. Non penso sia tutto ok...”
Akihiro sospirò dentro di sé. Aoi era sempre stata attenta, sensibile... e il suo intuito era qualcosa da cui non si poteva sfuggire. Provò comunque a mantenere la calma.
-"Invece sì, sto alla grande. Non preoccuparti.” disse con un sorriso un po’ troppo forzato.
Aoi scosse la testa, serena ma determinata. -"No, non ti credo. Voglio sapere la verità!”
Akihiro non rispose subito. Iniziò a camminare lentamente, e mentre lo faceva, con gli occhi fissi avanti, parlò a voce bassa. -"Sai, sei davvero la miglior persona che io conosca... Sei letteralmente perfetta. Hai capito così facilmente che in realtà fossi pensieroso... ecco anche perché ti ammiro.”
Il rossore gli salì lentamente al viso, e cercò di distogliere lo sguardo da lei.
Aoi lo seguì, e le sue guance si tinsero di rosa. -"Grazie, Nakahara-kun... e quindi ho indovinato.”
-"S-sì.”
Lei sorrise, felice, quasi commossa. -"Che ne dici di parlarne con me?”
Ma proprio in quel momento la campanella squillò, interrompendo quel momento sospeso. -"Cavolo, dobbiamo tornare in classe.” disse Akihiro.
-"Già... però dopo raccontami tutto.” rispose Aoi con un sorriso dolce.
-"Va bene, va bene.”
Tornati in aula, furono accolti da Ayumi, che li fissava con le braccia conserte e un’espressione arrabbiata.
-"Eccovi voi due! Pensavo che Akihiro ti avesse rapita, Aoi!”
Aoi si agitò subito, alzando le mani imbarazzata. -"No, no! Non mi ha fatto niente Nakahara, stai tranquilla!”
Ayumi sbuffò, con tono ancora più pungente. -"Solo perché lo dici tu, altrimenti mi sarei arrabbiata!”
Aoi ridacchiò, indicandola con un dito. -"Guarda che sei già arrabbiata!”
Ayumi cercò di negare subito, girandosi con il viso tutto rosso. -"E-ehi! Non è vero!”
Ma era troppo tardi. La classe si riempì di risate leggere e sincere. Anche Akihiro, per un attimo, si lasciò andare.
Quella tensione nel cuore non era sparita, ma stava diventando un po’ più leggera. Forse perché... c’era qualcuno disposto ad ascoltarla davvero.
Le lezioni ripresero, ma Akihiro non riusciva a concentrarsi. Continuava a pensare ad Akari, o meglio... al suo cognome.
Perché lo evitava così tanto? Perché sembrava odiarlo?
Era ormai evidente che ci fosse qualcosa dietro, qualcosa che non voleva raccontare. Il professore intanto spiegava, ma per Akihiro era come se stesse parlando in una lingua aliena.
La sua mente era altrove. Completamente.
Quando finalmente suonò la campanella, tutti gli studenti sembravano improvvisamente agitati. Si parlavano sottovoce, alcuni tiravano fuori i quaderni, altri fissavano la lavagna.
Akihiro guardava confuso.
Che stava succedendo?
-"Nakahara, non hai ascoltato vero?”
Si voltò di scatto, quasi sobbalzando.
Davanti a lui c’era Aoi, con il solito sorrisetto curioso.
-"E-eh? A-Aoi... No, non ho ascoltato. M-ma... tu come l’hai capito?"
-"Sai, l’ho subito notato, soprattutto da come ti muovevi appena finita la lezione”
Akihiro si grattò la nuca, imbarazzato. -"Già... non smetterò mai di ripetere che sei incredibile.”
Aoi arrossì leggermente, distogliendo lo sguardo.-"Dai non dire così, mi fai imbarazzare…”
Poi gli rivolse un piccolo sorriso. Uno di quelli che facevano tremare il cuore di Akihiro.
Nella sua testa, un solo pensiero: -"Aoi è davvero carina..."
Stava per dirle qualcosa, ma lei fu più veloce.
-"Ehi, che ne dici di uscire un attimo? Solo per prendere un po’ d’aria."
Akihiro sentì il cuore accelerare.
Un... appuntamento?
Ma subito Aoi aggiunse, spegnendo il fuoco che gli stava bruciando dentro: -"Ah, scusa Nakahara, non intendo un appuntamento! Solo... una pausa, tutto qui."
Akihiro tirò un lungo sospiro, mentre il rossore sulle guance cominciava a svanire.
-"Oh, tranquilla, non avevo minimamente pensato a un appuntamento...”
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Aoi scoppiò a ridere, allegra. -"Va bene, allora usciamo!”
I due si avviarono verso l’uscita della scuola.
Il sole stava cominciando a calare, e l’aria era tiepida e gentile.
-"Ah, che bel tempo oggi... poi c’è davvero un’aria piacevole.”
Akihiro la guardò. Non riusciva a distogliere lo sguardo. Era troppo carina, troppo luminosa.
-"Già... oggi il tempo è meraviglioso.”
Aoi portò le mani dietro la schiena, si piegò leggermente verso di lui, con quel sorriso che sapeva di primavera.
-"Allora, vuoi sapere cosa ha detto il professore prima?”
Akihiro si sentì mancare il fiato.
Il cuore gli martellava nel petto.
Per un attimo... aveva pensato di volerla baciare. Ma non poteva. -"S-sì... v-vorrei...” Balbettò, arrossendo.
Aoi si schiarì la voce, e con tono dolce spiegò:
-"Per la prossima settimana ci saranno dei test di valutazione, per vedere come siamo messi dopo le vacanze."
-"Comunque, noi che abbiamo partecipato al progetto siamo già avvantaggiati.”
Akihiro annuì, ancora un po’ stordito. -"Capito... quindi dobbiamo studiare comunque.”
Aoi lo guardò con occhi decisi e un mezzo sorriso. -"Che ne dici di anticipare un po’ la mattina e andare a studiare insieme in biblioteca?”
Akihiro annuì con convinzione, scrollandosi via ogni esitazione. -"Perfetto, allora iniziamo domattina! Avviso anche gli altri!"
Appena concluse la frase, vide Aoi abbassare lo sguardo, come se cercasse qualcosa nel vuoto ai suoi piedi.
-"Anche... gli altri?”
La voce era bassa, quasi un sussurro.
Akihiro si voltò verso di lei, confuso. -"Eh? Sì... anche gli altri, no?"
Aoi sollevò lo sguardo. C’era una lieve esitazione nei suoi occhi. -"M-ma io volevo farlo solo con te.”
Akihiro fece un passo indietro, sentendo il cuore riprendere a battere forte, troppo forte. -"Solo con me?"
-"S-sì, Nakahara...”
Per un attimo non seppe cosa dire. L’unica cosa che riuscì a fare fu inspirare a fondo, cercando di tenere a bada le emozioni.
-"Va bene... nessun problema.”
Provò a rispondere con naturalezza, anche se dentro stava letteralmente andando in tilt.
Aoi allora sorrise piano. -"Stavo scherzando. Invita anche gli altri.”
E prima che Akihiro potesse reagire, lei si voltò e iniziò ad allontanarsi. -"C-cosaaa? Aspetta, Aoi!"
Ma era troppo tardi. Lei era già sparita oltre il corridoio.
Akihiro sospirò, portandosi una mano al petto. -"Quella ragazza... per quanto adorabile, non deve farmi scherzi così. Il mio cuore non resiste...”
Tornato a casa, venne accolto dalla vocina vivace di Hana. -"Fratellone! Domani mattina mi devi accompagnare a scuola!”
Akihiro si bloccò. -"Eh? Perché?"
Hana si fece improvvisamente seria, cosa piuttosto rara. -"I professori vogliono conoscerti.”
-"C-cosa? Perché dovrebbero voler conoscermi?"
-"Perché sanno che mamma e papà non sono mai a casa... quindi vogliono parlare con te.”
Akihiro abbassò lo sguardo.
Quel dettaglio... faceva sempre male da sentire. E proprio ora che doveva andare a studiare con Aoi...
-"Eh... va bene, Hana. Domani ti accompagnerò."
-"Evviva, evviva!"
Hana gli saltò addosso in un abbraccio affettuoso, poi corse nella sua stanza piena di entusiasmo.
Akihiro prese il telefono e scrisse un messaggio:
-"Scusa Aoi, ma domani mattina non potrò esserci per studiare. Devo andare a conoscere i professori di mia sorellina Hana. In caso non andate troppo avanti e aspettatemi per gli argomenti più difficili."
Dall’altra parte, Aoi lesse il messaggio appena arrivò. Sbuffò leggermente, con un’ombra di delusione sul viso.
-"Uffa... e io che non vedevo l’ora di vederlo... Mi sarebbe piaciuto andare solo io e lui... ma forse avremmo dato troppi sospetti...”
Si lasciò cadere sulla sedia, poi digitò la risposta con un piccolo sorriso e il cuore che le batteva forte:
"Va bene, Nakahara-kun, ti aspetteremo con molto piacere?”
Bip.
Il telefono di Akihiro vibrò. Lo prese curioso, e quando lesse la risposta si pietrificò.
-"U-un cuore...? A-Aoi ha mandato... un cuore? Sicuramente avrà sbagliato... sì, sì, sarà stato un errore!”
In preda al panico, non sapendo che rispondere, mandò semplicemente un pollicione in su.
Poi si lasciò cadere sul letto, fissando il soffitto con un sorriso enorme stampato in faccia. -"Che giornata incredibile...”
Il mattino seguente, Akihiro fu svegliato da una vocina squillante che gli ronzava nelle orecchie.
-“Fratellone! Fratellone! Svegliaaa!”
Akihiro si rigirò nel letto, tirando le coperte sopra la testa. -“Hana...? Che ore sono...?”
-“è l’ora di svegliarsi, fratelloneee!”
Aprì gli occhi con fatica e si trovò davanti il faccino sorridente della sorellina. Con un piccolo sbadiglio, si sedette sul letto e le accarezzò affettuosamente i capelli.
-“Eh va bene, andiamo a lavarci.”
Hana, senza lasciargli il tempo di reagire, gli prese la mano e lo trascinò via di corsa verso il bagno.
Dopo essersi lavati e aver fatto colazione, uscirono insieme di casa. Il cielo era limpido, e l’aria frizzante del mattino li accompagnava lungo la strada.
-“Dai, fratellone, sbrighiamoci!”
-“Non vedi proprio l’ora, eh, Hana?”
-“Già!”
Quando arrivarono davanti alla scuola elementare, Akihiro rallentò il passo. I bambini correvano da una parte all’altra, voci allegre e zaini colorati ovunque. Stava per accompagnare Hana all’ingresso, quando uno sguardo familiare lo colpì all’improvviso.
-“C-cosa? Akari?! Che ci fai tu qui?!”
La ragazza si voltò di scatto, visibilmente sorpresa. -“Nakahara?! Anche tu?”
Mentre Hana si univa a un bambino e correva dentro l’edificio, i due rimasero fermi l’uno di fronte all’altra, con lo stesso sguardo perplesso stampato sul volto.
-“Io... ho accompagnato la mia sorellina. Mi ha detto che i professori vogliono parlarmi.”
Akari annuì, sembrava riflettere su qualcosa. -“Anche il mio fratellino mi ha detto la stessa cosa. Che volevano parlare con me.”
Akihiro, curioso, si lasciò scappare una domanda senza pensarci troppo. -“Ma... perché lo ha chiesto a te?”
Appena pronunciò quelle parole, si rese conto che forse aveva toccato un tasto delicato.
Akari abbassò lo sguardo, con un’espressione che si fece improvvisamente più cupa. -“Non mi aspettavo che tuo fratello e mia sorella si conoscessero, sai?”
Akihiro fece un passo indietro, incerto. -“Già... chi se lo aspettava. Non sapevo nemmeno che avessi un fratello più piccolo.”
La voce di Akari si fece sottile, quasi impercettibile. -“Perché... mia mamma lavora.”
Akihiro si zittì, colpito da quella risposta semplice ma pesante. La guardò, senza sapere bene cosa dire. Una strana malinconia era calata nell’aria.
Quando infine si voltò per dire qualcosa, Akari non era più lì.
Era scomparsa, lasciando dietro di sé solo una scia di silenzio.
Un professore si avvicinò ad Akihiro, invitandolo gentilmente a seguirlo. Senza fare troppe domande, il ragazzo lo seguì fino alla sala professori, dove vennero accolti da un silenzio rispettoso e l’odore di caffè tiepido.
-"Salve, professore. Di cosa voleva parlarmi?" chiese Akihiro, un po’ teso.
Il professore gli rivolse un sorriso caloroso. -"Sai, conosco la vostra situazione. So che sei tu a occuparti di tua sorella. E proprio per questo, voglio congratularmi con te."
Akihiro lo guardò, leggermente sorpreso. -"Con me? Cosa è successo?"
-"Beh, tua sorella è davvero brava a scuola. Ha ottimi voti, è educata, attenta... cose non scontate, di questi tempi."
Akihiro si grattò dietro la testa, cercando di nascondere l’imbarazzo. -"Ah, grazie. Cerco sempre di fare del mio meglio per lei. Mi fa piacere sapere che si comporta bene... Forse si merita anche un bel premio."
Il professore annuì, divertito. -"A proposito, è diventata anche l’aiutante della classe."
-"L’aiutante? In che senso?
-"Aiuta i compagni quando sono in difficoltà, incoraggia chi resta indietro Ha una maturità che spicca."
-"Davvero? Non me lo aspettavo... sono davvero felice" disse Akihiro, con un sorriso sincero.
Il professore si alzò dalla sedia. -"So che frequenti le superiori, quindi non voglio trattenerti troppo. Volevo solo che tu sapessi quanto tua sorella sia straordinaria."
Akihiro si alzò a sua volta, inchinandosi leggermente. -"La ringrazio. Sono molto felice di aver parlato con lei."
Fu così che lasciò la sala professori. Ma appena uscì, si fermò di colpo: davanti a lui, poco più avanti, vide Akari. Sembrava parlare con una professoressa, ma il suo sguardo era basso, perso, e triste.
Non disse nulla. Aspettò fuori, vicino al cancello. Quando finalmente Akari uscì, lui le andò incontro. -"Allora? Tutto bene?"
Lei lo guardò, gli occhi lucidi. -"No... non è andato bene per niente."
Akihiro esitò. Non sapeva cosa fare. Pensò tra sé “E ora cosa dovrei dire?” Poi si fece coraggio.
-"Vuoi parlarmene?"
Akari fece per dire di no, le lacrime le offuscavano la vista. -"Non è niente, tranquillo..."
Ma Akihiro non ci pensò due volte. Le si avvicinò e la abbracciò. Non sapeva nemmeno lui perché. Forse era solo istinto, o forse il bisogno di farle sapere che non era sola.
-"A m-me puoi raccontare tutto... non ti preoccupare, Akari."
Lei rimase ferma per un attimo, poi si strinse a lui, piangendo apertamente. -"Scusami, scusami Akihiro... scusami per non averti detto niente."
Il cuore di Akihiro fece un balzo. “Mi ha chiamato per nome...” pensò. “Dev’essere successo qualcosa di serio.”
-"Akari... tranquilla. Se te la senti, raccontami cos’è successo. Se invece preferisci aspettare, va bene lo stesso."
Lei si asciugò le lacrime con la manica della divisa, cercando di calmarsi tra un singhiozzo e l’altro. -"S-sì... ora penso di poterti raccontare tutto... e scusami di nuovo..."
Così Akari iniziò a spiegare.
-“Ahahaha, Fujimoto, ma cosa ti sei messa addosso?”
-“Ahahah! Sembri un pinguino!”
Le voci, le risate... tutto risuonava nella mente della piccola Akari. Non capiva perché la prendessero in giro, ma il dolore era reale. Le lacrime iniziarono a scenderle sulle guance.
-“Mamma, no! Non voglio più mettere quei vestiti!”
La madre la guardò, seria. Non sembrava arrabbiata, ma nemmeno pronta ad aiutarla. Poi arrivò il padre.
Spostò la madre con un gesto brusco. I suoi passi pesanti fecero tremare il pavimento. Si avvicinò ad Akari e, con un gesto violento, le diede uno schiaffo.
-“Non mi interessa se ti prendono in giro! Tu devi indossare ciò che ti dico io! è per ricordare la nostra famiglia, i Fujimoto!”
La madre cercò di intervenire, spinta da uno scatto improvviso. Ma il padre si voltò furioso, e cominciò a colpirla.
-“Stai zitta! Nessuno ti ha chiesto nulla!”
Akari, tremando, strinse forte il suo orsacchiotto e si alzò. -“F-fermo... non t-toccare mia madre!”
Il padre la spinse con forza a terra. -“Non osare mai più parlarmi così! E stasera niente cena!”
La bambina scoppiò in lacrime e corse in camera sua. Quella scena si ripeteva ogni giorno. Ogni maledetto giorno.
Fino a quando, un giorno alle medie, un professore notò i lividi sul suo corpo. La scuola chiamò le autorità. La polizia fece irruzione in casa.
La situazione era disastrosa.
La madre era a terra, coperta di sangue, senza dare segni di vita. Chiamarono un’ambulanza immediatamente.
Fu uno dei professori a prendersi cura di Akari, a tenerla con sé nei giorni più bui, fino a quando la madre non si riprese. Da quel giorno, Akari rinacque.
A scuola cominciò a farsi degli amici. Imparò ad aprirsi, un passo alla volta. Cancellò il suo cognome da ogni documento, da ogni presentazione. Non voleva più avere nulla a che fare con quel nome.
Poi, alle medie, arrivarono Souta, Ayumi e Aoi. E infine, alle superiori... grazie a loro, riuscì a rialzarsi ancora di più.
Akihiro non riuscì a trattenere le lacrime. Gli occhi si riempirono lentamente, e poi... pian piano, iniziarono a cadere lungo le guance, calde, silenziose. Senza pensarci due volte, si mosse e riabbracciò Akari, stringendola forte a sé. Come se solo così potesse proteggerla da tutto quel dolore.
-"Mi dispiace, Akari... ma adesso sei forte. Sei diventata la ragazza che volevi essere, quella che quel mostro ti impediva di essere”
Akari rimase in silenzio. Le sue braccia si strinsero ancora di più attorno a lui, mentre le lacrime continuavano a scorrere, ma questa volta... erano diverse. Più leggere. Più liberatorie.
-"Scusa, Akari, per aver insistito. Se avessi anche solo immaginato una parte della tua storia... non ti avrei mai fatto quella domanda. Quindi... scusami”
Lei abbassò lo sguardo per un istante, poi, con dolcezza, appoggiò la testa sulla spalla di Akihiro. La sua voce tremava, ma il suo cuore sembrava più leggero.
-"Ma non preoccuparti. Mi sono tolta un peso di dosso”
Per un attimo nessuno dei due parlò. Si godevano quel momento fragile, ma pieno. Akari non voleva staccarsi. Non ancora. Era bello. Era raro. Era vero.
Fu Akihiro, con delicatezza, a iniziare a sciogliere l’abbraccio. Si passò una mano sugli occhi, cercando di sorridere, e con voce più leggera disse:
-"Sai, ho scoperto che mia sorellina è bravissima a scuola. Dovrò farle un regalo”
Akari, ancora con il volto arrossato dalle lacrime, accennò un sorriso. -"E invece mio fratellino è una schiappa. Fa solo casino in classe”
Akihiro rise piano, quasi sollevato da quel cambio di tono. -"In che classe va tuo fratello?”
-"Prima F”
-"Ah, davvero? La stessa classe di Hana!”
I due si guardarono, sorpresi... e poi, come se quel filo invisibile tra loro si fosse improvvisamente rafforzato, scoppiarono in una risata leggera. Una risata che non cancellava il dolore... ma che sapeva tenergli testa.
Camminarono insieme verso l’uscita, fianco a fianco, con i sorrisi che tornavano lentamente sui loro volti. E forse, senza neanche rendersene conto, avevano appena fatto un passo in avanti. Insieme.